Turetta sentenza ergastolo o no a quanto è stato condannato Filippo
Filippo Turetta, un giovane di 22 anni, è al centro di un caso giudiziario che ha scosso l’Italia, in particolare per l’omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, avvenuto nella notte tra l’11 e il 12 novembre 2023. La Corte d’Assise di Venezia è attesa per la sentenza che potrebbe condannarlo all’ergastolo, come richiesto dalla Procura, o riconoscere delle attenuanti generiche che potrebbero evitare una pena così severa.
Il Caso
L’omicidio di Giulia Cecchettin è stato caratterizzato da una violenza estrema: la giovane è stata colpita con 75 coltellate. Turetta, reo confesso, ha nascosto il cadavere in un bosco a Barcis e ha tentato di fuggire in Germania. La Procura ha contestato a Turetta l’omicidio premeditato, aggravato dalla crudeltà e dallo stalking, sottolineando che il giovane aveva pianificato l’omicidio con una lista dettagliata di strumenti da utilizzare per commettere il crimine.
La Difesa
L’avvocato difensore di Turetta, Giovanni Caruso, ha cercato di smontare le accuse di premeditazione e crudeltà. Durante le udienze, ha sostenuto che la lista di strumenti non fosse prova di un piano deliberato, ma piuttosto un segno di indecisione e insicurezza del suo assistito. Caruso ha descritto Turetta come una persona insicura e incapace di pianificare un omicidio con lucidità.
Ha anche cercato di dimostrare che Giulia non avesse paura di lui, citando il fatto che non cambiò le sue abitudini nonostante il comportamento ossessivo del giovane.
Le Accuse
Il pubblico ministero Andrea Petroni ha presentato una requisitoria incisiva, evidenziando la brutalità e la premeditazione dell’omicidio. Ha sottolineato come Turetta avesse avuto diverse opportunità per ritirarsi dal suo piano omicida ma avesse scelto di procedere. Petroni ha descritto l’omicidio come un atto “premeditato” e “crudele”, richiedendo quindi la pena massima prevista dalla legge italiana.
Attesa della Sentenza
La sentenza è attesa nel pomeriggio del 3 dicembre 2024. La Corte d’Assise, presieduta dal giudice Stefano Manduzio, dovrà deliberare sulla gravità delle aggravanti contestate e sulla possibilità di riconoscere attenuanti generiche a Turetta. Qualunque sia il verdetto, si prevede che ci sarà una condanna per il giovane imputato.
In conclusione, il caso Filippo Turetta rappresenta un momento cruciale nella lotta contro la violenza di genere in Italia, evidenziando le complicate dinamiche legali e sociali legate ai femminicidi. La sentenza attesa oggi potrebbe segnare un importante passo nella giustizia per Giulia Cecchettin e per tutte le vittime di violenza domestica.
Come ha reagito la famiglia di Giulia Cecchettin alla richiesta di ergastolo
La reazione della famiglia di Giulia Cecchettin alla richiesta di ergastolo per Filippo Turetta è stata caratterizzata da profonda sofferenza e determinazione. Gino Cecchettin, padre di Giulia, ha espresso il suo desiderio che venga applicata la legge, sottolineando che, per lui, nulla cambierà: “Giulia non la rivedrò più” ha dichiarato, evidenziando il dolore inestinguibile che prova dopo la perdita della figlia.
In un’intervista, Gino ha anche affermato che la sua battaglia è ora al di fuori dell’aula di tribunale, con l’intento di lavorare affinché non ci siano più famiglie costrette a piangere una figlia morta per violenza.
Ha chiesto che la pena per Turetta sia “vera e completa”, sottolineando l’importanza di inasprire le sanzioni per proteggere donne e ragazze.
La sorella di Giulia e gli avvocati della famiglia hanno chiesto un risarcimento di oltre 2 milioni di euro, pur consapevoli che probabilmente non riceveranno nulla. Hanno voluto sottolineare non solo la brutalità dell’omicidio—con 75 coltellate inflitte a Giulia—ma anche il terrore vissuto dalla giovane prima della sua morte.
Gino Cecchettin ha anche manifestato indignazione per le affermazioni della difesa di Turetta, che hanno cercato di minimizzare la gravità delle sue azioni e l’ossessione nei confronti di Giulia. Ha descritto queste affermazioni come un’umiliazione della memoria della figlia, ribadendo l’importanza del rispetto verso le vittime e i loro familiari.
In sintesi, la famiglia Cecchettin ha reagito alla richiesta di ergastolo con un misto di dolore profondo e una determinazione a cercare giustizia, sperando che il processo contribuisca a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere.