Matt Damon in The Bourne Ultimatum

Voleva dare del filo da torcere all’Ethan Hunt di “Mission: Impossible” e anche un po’ al James Bond di storica memoria cinematografica. Ci è riuscito. Jason Bourne ha avuto una sua trilogia che lo ha visto come protagonista. Una trilogia che si conclude finalmente con questo bel film firmato da Paul Grengrass e che francamente trovo molto più interessante di quella con Tom Cruise-Ethan Hunt come protagonista. In primis perché mal sopporto il sorridente Tom, troppo Scientology e niente arrosto per i miei gusti. E in secondo perché la trama che si è andata a delineare in questi anni è stata senza ombra di dubbio molto più interessante dei Jams Bond con Pierce Brosnan… non me ne voglia l’attore di “Remington Steele”, ma stava cominciando a diventare un po’ pesantuccio e vecchierello per i miei gusti, oltre che al servizio di storie abbastanza ripetitive.
Quindi Jason Bourne per sempre!

Matt Damon torna a indossare i panni della spia-killer senza identità a cui hanno ammazzato i propri cari e l’amore della sua vita ed è deciso più che mai a venire a capo di quella matassa di fili che l’ha imbrigliato fin dal primo film. Chi gli ha cancellato l’identità? Perché lo hanno fatto? Con grande professionalità e salti bellissime scene action (che nulla hanno a che vedere con quelle un po’ stupide del nuovo “Die Hard”) seguiamo il protagonista nella sua fuga-caccia ancora una volta, per l’ultima volta. Chi la spunterà? L’organizzazione che tenta di fermarlo o il nostro eroe?

Matt Damon, lo dico e lo ripeto, è uno degli attori più sottovalutati di Hollywood. Ottimo anche come sceneggiatore (ricordo che ha vinto perfino un Oscar assieme al suo migliore amico Ben Affleck per la sceneggiatura di “Will Hunting – Genio ribelle” di Gus van Sant), questo ragazzo del Massachusetts, che ha brillato anche in ruoli secondari come quello nella saga di “Ocean’s”, dà il meglio di se stesso in questa pellicola ad alto tasso di adrenalina, guadagnandosi il rispetto e l’ammirazione del pubblico. Del resto sta diventando come un buon vino: più invecchia e più migliora… e più si concede alle scene di rigoglioso! Non per niente Francis Ford Coppola l’ha voluto per un piccolo ruolo nel suo nuovo film “L’altra giovinezza” (2007) con Tim Roth.

Ma nel film segnaliamo anche un altro pezzo da 90, David Strathairn, che per i più non è nessuno, ma per chi ama il cinema si ricorderà di lui per il recente ruolo del giornalista Edward R. Murrow ne “Good night, and good luck” di George Clooney che gli è valso la Coppa Volpi come miglior interprete maschile al Festival di Venezia. Se ancora non ci siete, potete sempre vedere “L’ultima eclissi” con Kathy Bates, dove era il violento e ubriaco marito di Dolores Claiborne, trasposizione cinematografica del noto libro di Stephen King.

Red

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