Successo per il primo Gay Pride della Storia della Sardegna
Il primo Gay Pride sull’isola. In favore dei diritti per gli omosessuali.
In più di quattromila hanno partecipato al corteo del Gay Pride che si è tenuto a Cagliari lo scorso 30 giugno. Costumi carnevaleschi, manifesti provocatori e carri addobbati a festa per la prima giornata dell’orgoglio omosessuale nell’isola.
Il primo Gay Pride della Storia della Sardegna, è partito da Marina Piccola intorno alle 18 di sabato pomeriggio, da lì in poi gay, lesbiche, trans e drag queen della Sardegna hanno sfilato per tutto il viale Poetto. L’evento, organizzato dall’associazione ARC di Cagliari che ha come motto principale “Lìberos, respedatos, eguàles” (Liberi, rispettati, uguali) si trova all’interno del programma Queeresima, per la quale è nato il Pride. In molti hanno partecipato all’evento, non solo gli omosessuali dell’isola ma anche le coppie e famiglie eterosessuali che hanno appoggiato appieno i diritti per i quali gli omosessuali si battono. Stessi diritti degli eterosessuali e pari dignità.
In prima fila alla sfilata, la parlamentare Paola Concia che si impegna in prima persona ai diritti civili degli omosessuali. Ma anche il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda ha voluto offrire il proprio contributo partecipando al corteo. “Chi ci critica è represso”, ha dichiarato una drag queen. “Vogliamo gli stessi diritti delle coppie etero”, ha esplicato una coppia gay che convive da dodici anni.
L’Arc non è stata la sola ad aver partecipato, anche Amnesty International, l’Associazione Omosessuale, i gruppi femministi e l’Associazione Genitori di Omosessuali hanno prestato il proprio contributo per un obiettivo comune: l’eliminazione totale dell’omofobia.
Inizialmente erano sorte delle polemiche politiche e morali per l’annuncio del Gay Pride a Cagliari, ma poi, alla fine, anche la Sardegna ha accettato e sostenuto la libertà sessuale delle persone lgbt.
Gli organizzatori della sfilata, Aldo Canessa e Gigi Cabras dell’Arc dichiarano: “Cagliari è una città abbastanza aperta. Tuttavia di fronte alla parola Pride riscontriamo ancora reazioni di insofferenza. Il perbenismo vorrebbe che manifestassimo il nostro orgoglio solo con convegni e iniziative in giacca e cravatta. Il fatto di indossare costumi in maschera suscita molta diffidenza, ma dopo questa giornata la gente capirà che non c’è nulla di male nel difendere l’uguaglianza”.
Foto|Andrea Ledda
Marzio Maladenti