Su Facebook la nostra privacy è veramente al sicuro?

La risposta è “Non del tutto” e viene dal programma di Milena Gabanelli “Report” della scorsa domenica che pare abbia sollevato una questione molto importante fra gli internauti e fra tutti coloro che hanno un profilo Facebook.

Ciò che pochi sapevano (persino io) è che la condivisione “Mi piace” ci espone come prodotto di pubblicità aziendale e non immaginavo di certo che social network come Facebook o Twitter non fosse poi tutto questo baluardo di libertà che si autodefiniscono. E da buona capra nel campo dell’informatica, sono proprio sceso dalle nuvole quando ho scoperto che una mappatura dei nostri dati può essere raccolta con dei semplici click da parte di terzi.

Ce ne sono ormai a decine e anche chi aveva delle remore si sta iscrivendo. Tra gli Italiani che vanno su internet, 1 su 2 usa Facebook e il suo fondatore Mark Zuckerberg a 26 anni si è fatto un gruzzolo di 7 miliardi di dollari. Anche Larry Page e Sergey Brin avevano 26 anni quando hanno fondato Google e oggi si son messi da parte 15 miliardi di dollari a testa. E’ una nuova corsa all’oro nel Far West digitale. Milioni di Gigabytes delle nostre informazioni personali scalpitano per uscire dai corral delle fattorie di server californiane. I nostri nomi e cognomi, indirizzi, numero di cellulare, gusti, preferenze sessuali e d’acquisto, vogliono correre liberi nelle praterie della Rete dove i pubblicitari non vedono l’ora di prenderle al lazo e Facebook ha il compito di trattenerli. Ma ci riesce sempre? E Google, cosa sa di noi e cosa se ne fa delle informazioni che raccoglie? Condividere è facile anche su Youtube, dove gli Italiani cliccano i video un miliardo di volte al mese e può succedere che qualcuno condivide la roba tua anche se non te lo saresti mai aspettato. Come si fa a difendersi? E come si evitano le trappole che i criminali allestiscono per derubare gli utenti di Facebook quando cliccano il tasto “mi piace”? Circa 17 milioni di Italiani usano Facebook ogni giorno per comunicare con i loro amici, ma in certi casi ti ritrovi buttato fuori. C’è libertà di espressione su Facebook o hanno fatto accordi con il Ministero dell’Interno per monitorare quello che dicono gli utenti? Intanto l’Autorità garante delle comunicazioni sta preparando un sistema per oscurare parti di siti italiani o per sbarrare totalmente l’accesso ai siti esteri sospettati di violare il diritto d’autore. Migliaia di siti potrebbero diventare inaccessibili come oggi capita a thePiratebay, ma c’è anche il sistema per aggirare la censura italiana. Si può tenere insieme la libertà d’espressione con il profitto oppure come ritengono gli hacker solo una Rete anonima e gratuita è libera e al riparo da ogni controllo? Meglio esporsi come raccomandano i californiani o vivere nascosti come raccomandava Epicuro 2300 anni fa e oggi Wikileaks?

Un panorama che mette sicuramente in ansia e di fronte agli attacchi degli internauti e di tutti quelli che hanno i profili su Facebook o Twitter, la grande Gabanelli si difende così: “Abbiamo fatto una puntata senza dire alla fine cosa è bene e cosa è male. Il taglio della trasmissione non è stato contro Facebook o Twitter. Mai detto che bisogna prendere le distanze dai social network. Ma non sono giochini, attenzione, questo no. Ci sono anche quelli che non sanno come funziona il meccanimso dell’https. Abbiamo portato in televisione un argomento che di solito viene utilizzato tra competenti, abbiamo dovuto adattare il linguaggio, semplificare. Mi guarda anche la signora Cesira e devo essere in grado di spiegare anche a lei certe cose. Sennò ci sono solo dei soggetti che parlano tra loro e il resto del mondo fuori.

Devo dire che, avendo visto la puntata domenica, la prima idea che mi è venuta in mente è stata quella di cancellare il mio profilo, ma mi è sembrata una reazione esagerata. Dopotutto, sono iscritto al sito sotto pseudonimo, inserendo un’età falsa ho lasciato vuoti tutti quei campi come studio, gusti sessuali, lavoro e scrivo anche un mucchio di cavolate!

Più che altro, mi sciocca il fatto che la Legge Romani voglia oscurare alcuni siti italiani.

Allora siamo proprio sotto dittatura?

Foto|TvBlog

Lo zio Nico

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