Raoul Bova, l’amore e il film “Buongiorno Papà”. L’intervista

“L’amore conta ed è importante sempre, per tutto. Una persona che ama è più forte di una che non ama, in qualunque campo”. Così Raoul Bova, intervistato sul decimo numero di FAMA, settimanale femminile in edicola domani, giovedì 7 marzo; l’attore dal 14 marzo sarà al cinema con Buongiorno papà, di cui è protagonista.

Giovedì 7 marzo 2013 esce in edicola il decimo numero di FAMA, nuovo settimanale femminile che propone le ultime novità sui personaggi dello spettacolo, della cronaca rosa e del costume, ma non solo. In copertina Raoul Bova, 41 anni, “Cuore di papà”, il cui segreto deve essere proprio questo: l’amore per la sua famiglia e della sua famiglia, composta dalla moglie produttrice, Chiara Giordano, e dai due figli, Alessandro Leon (classe 1999) e Francesco (2001). Nelle prossime settimane è pronto a sbarcare sia sul piccolo che sul grande schermo con due nuovi lavori: la serie tv Come un delfino 2 e il lungometraggio Buongiorno papà.

«Nel film Buongiorno papà il rapporto tra me e la 17enne Layla inizia in maniera contrastata e dubbiosa, ma poi l’uno con l’aiuto dell’altra riusciamo a crescere parallelamente e ad arrivare alla conclusione di sentirci padre e figlia. Per quanto riguarda i miei figli, li ho avvicinati io stesso allo sport, trovo che sia fondamentale dargli spazio; così come è importante l’educazione scolastica altrettanto lo è quella sportiva. Ovviamente il primo sport che ho fatto fare loro è stato il nuoto, ma nel momento in cui non hanno dimostrato una particolare passione per questa disciplina, ho fatto due passi indietro e li ho messi nella condizione di scegliere loro stessi quale sport li appassionasse di più. Allenarsi deve essere un piacere, una felicità e uno svago, altrimenti – se diventa altro – viene meno il concetto sport».

Ecco i dettagli della vita privata e da sportivo da cui Raoul Bova ha attinto per rendere la seconda stagione di Come un delfino (in onda prossimamente su Canale 5) ancora più realistica. «In Come un delfino 2 abbiamo portato avanti un personaggio di un nuotatore che ha un’età importante per essere uno sportivo, ma non si dà per vinto finché non realizza il suo sogno, vincere le Olimpiadi. Il mio personaggio trae spunto anche da quella che è stata un po’ la mia esperienza, arrivare ad avere dei blocchi, la paura di vincere o perdere, tutte cose che conosco molto bene. Sono blocchi emotivi eclatanti che nascono da percorsi psicologici di anni e che si manifestano nella competizione; liberarsi di questo sovraccarico di responsabilità – dover diventare un campione ed essere riconosciuti da te stesso e da gli altri scegliendo la strada del nuoto, mi creava tensione e ansia da prestazione».

Raoul non si è mai pentito di avere abbandonato la carriera agonistica per fare l’attore. «Mi capita di allenarmi spesso, due o tre volte a settimana, se ho tempo anche più di frequente. Ora lo faccio per me stesso, mi diverte; prima invece era diventata un’ossessione, uno scopo di vita, ero arrivato a un punto in cui non riuscivo più ad andare avanti: non miglioravo più, ma non era un problema fisico, in allenamento ero molto forte, ma in gara non riuscivo a esprimere la mia potenza e la mia preparazione, mi sentivo addirittura stanco ancora prima della partenza, tanta era la tensione. Perseverare nella convinzione che la situazione possa migliorare diventa autolesionismo, in questo caso il cinema e la televisione mi hanno offerto una bella possibilità che mi ha portato fuori da questo stallo. Mi si è aperto un mondo meraviglioso».

La parentesi di un anno e 8 mesi negli Usa non è archiviata, anzi. «Non è che un attore – se decide di stare in Italia – lavora soltanto qui; nel momento in cui arriva la proposta americana siamo sempre pronti a rispondere e ad accettare anche dei progetti internazionali; a me personalmente farebbe molto piacere. Ma se prima eri pronto ad accettare dei film nonostante non accontentassero del tutto il tuo gusto, crescendo fai più selezione: scegli meglio i personaggi in modo tale che ti sorprendano e ti diano qualcosa di nuovo, non conta se la proposta arriva da Hollywood. Molto spesso, tra l’altro, arrivano delle offerte per film americani che non sono propriamente hollywoodiani. Ci sono anche serie televisive che ti offrono ruoli per personaggi meno importanti, a volte anche un po’ stereotipati, da italiano, che non vale la pena di interpretare, o parti troppo piccole rispetto a quelle che vorresti interpretare. In ogni caso non ho rifiutato nessun titolo importante».

Red

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