Omosessualità su “Tatami” con Camila Raznovich
Domenica arriva su Rai Tre “Tatami” il nuovo talk show di Camila Raznovich: fra i temi della prima puntata, i diritti dei gay e, in particolar modo, l’adozione.
Si chiama “Tatami” ed è il nuovo programma di Camila Raznovich, la regina di “Love Line” il talk show sul seso di Mtv – che la Raznovich lascia definitivamente e con mio grande rammarico -, che andrà in onda domenica 4 maggio in seconda serata, alle 23.40. Orario balordo, lo so, ma a quanto pare le cose di qualità – seppur Rai Tre sia particolarmente legata alla programmazione di qualità, è giusto dirlo – passano sempre in secondo piano e per di più in silenzio.
Vogliamo dare un po’ di risonanza a questo talk show di costume che già dal nome sembra intrigante? Dato che è in mio (piccolissimo, quasi esiguo) potere farlo, lo faccio con molto piacere.
Leggo – io nella mia ignoranza non lo sapevo – che il nome del programma è un termine con il quale si indica la tradizionale pavimentazione giapponese, sulla quale si svolge buona parte della vita. Scrive qualcuno ben più poeta del sottoscritto: “Sul tatami si dorme, si mangia, si combatte, si muore“. Ed è proprio al tatami che si ispira la scenografia fatta da Trixie Zitkowsky (che cura fra l’altro anche le scenografie del Grande Fratello), all’interno delal quale si sfideranno due punti di vista diversi, mediati dalla Raznovich, seguiti poi da interviste e filmati di vita reale, il tutto in un’alternanza di temi e ospiti famosi o meno.
Detto così, sembra lo strano incrocio fra “Harem” con Catherine Spaak, “Il senso della vita” di Paolo Bonilis e “Le invasioni barbariche” di Daria Bignardi. E dato che amo le “miscelanze catodiche” penso che mi gusterò appieno queste sei puntate.
Primo tema della prima puntata è l’omogenitorialità e, quindi, i diritti degli omosessuali, presentato attraverso lo “scontro” fra l’attore, scrittore, regista e produttore Luca Barbareschi e la mitica – e tanto ben voluta, almeno dal sottoscritto – Imma Battaglia, presidente dell’onlus Di’Gay Project.
Riuscirà nel suo intento, ovvero deporre “le armi dello steccato ideologico, provando a raccontare e descrivere la realtà e la società contemporanea attraverso l’esperienza dei suoi reali protagonisti“?
Una bella sfida, forse sul tatami, ci sto un po’ anche io…
F.S. Frau