L’incendio al Qube e il corteo di Palermo
Ancora un altro attacco teppistico alla discoteca Qube di Roma, il tutto mentre in Italia si mobilitano considerevolmente cortei e mozioni anti-omofobia… Nulla sta cambiando, insomma.
Rossana Praitano, presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, invita tutti a valutare con cautela l’accaduto pur non sottovalutandone il gesto e invita i media a trattare con la massima prudenza il fatto, al fine di non lanciare dei facili allarmismi. Anche il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, ha prontamente commentato l’accaduto: “Esprimo la mia totale condanna per il nuovo attentato commesso questa mattina contro un locale frequentato da persone omosessuali. Mentre attendiamo l’esito delle indagini, nella certezza che gli inquirenti assicurino alla giustizia i responsabili, è assolutamente necessario un forte coinvolgimento di tutte le istituzioni contro qualsiasi forma di discriminazione razzista e omofoba. Per questo dobbiamo impegnarci affinché la fiaccolata in programma a Roma per il 24 settembre trovi larghissima partecipazione di tutte le forze politiche e sociali della nostra città”.
Mozioni anti-omofobia. Nel frattempo, forti segnali di anti-omofobia arrivano dai consigli regionali di Toscana e Lazio che, in risposta all’emergenza omofoba, hanno approvato due mozioni di promozione e diffusione della cultura del rispetto, di condanna delle discriminazioni e di promozione di iniziative di comunicazione e sensibilizzazione su questo tema.
Il corteo di Palermo. Anche Palermo si mobilita, non con una mozione, ma con un corteo contro l’intolleranza e la violenza, organizzato dall’Arcigay Palermo, dall’Agedo Palermo e dell’Articolo Tre. La marcia è partita da Piazza Sant’Oliva e si è conclusa a Palazzo delle Aquile con l’adesione di un migliaio di manifestanti fra cui attivisiti, artisti di strada, studenti, rappresentanti dei partiti di centrosinistra, sindacalisti della Cgil e uomini di spettacolo. Eppure, nonostante tutto fanno ancora eco le brutte storie di emarginazione come quella di Naomi, studentessa universitaria trans che non riesce a trovare una casa in affitto con altre studentesse. “Una volta la scusa è che ruberei il fidanzato alle coinquiline, un’altra è che le ragazze sono di paese e i loro genitori non condividerebbero. Altre volte dicono di essere cattoliche, oppure che non vogliono ragazzi in casa”.
E in tutto questo, slitta a ottobre la discussione parlamentare per la proposta di legge contro l’omofobia.
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Lo zio Nico