L’Arcigay si spacca – Espulso Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma
Grandi spaccature al Consiglio Nazionale dell’Arcigay riunitosi a Roma, nel corso di una riunione, il presidente Paolo Patanè ha espulso alcuni soci, fra i quali anche il Presidente dell’Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo.
“Al Consiglio Nazionale riunito oggi a Bologna si è consumata una grave frattura tra l’attuale dirigenza e numerosi consiglieri nazionali. Quasi la metà dei consiglieri ha bocciato la linea del presidente nazionale e della Segreteria Nazionale che passa per tre voti su settanta. Presidente e segreteria nazionale hanno lavorato per approfondire le divisioni interne e non a favore di un dialogo democratico volto a mantenere unita la maggiore associazione gay italiana. Ci troviamo di fronte ad un grave atto di miopia politica dell’attuale Presidente che ha voluto procedere con un vero e proprio processo inquisitorio fondato sul niente, su accuse pretestuose contro chi in questi anni ha rappresentato a partire da Roma un argine al dilagare di episodi omofobi. La nostra battaglia per i diritti e contro l’omofobia, che a Roma ha saputo gestire momenti di grave crisi in un rapporto di dialogo anche con le diverse amministrazioni di tutti i colori politici, non si ferma andremo avanti a Roma come in tutta Italia. Chi ha voluto dividere Arcigay in un momento in cui serve unità e forza per il movimento lgbt dovrà assumersene le responsabilità. Ricorreremo alla magistratura per riaffermare le nostre ragioni, atti di verità e di giustizia mentre il nostro impegno su Roma e in tutta Italia proseguirà a partire da subito e nelle forme che presto renderemo note”, scrive in una nota Marrazzo.
Gli esprimono solidarietà i rappresentanti dei comitati di Torino, Cuneo, Aosta, Genova e Liguria, Roma e Lazio, Reggio Emilia, Napoli, Bari e Puglia: “Esprimiamo la nostra indignazione per l’avvenuta espulsione di soci che hanno ricostruito una presenza attiva dell’Arcigay a Roma, portando a casa moltissimi risultati a favore e a tutela della comunità gay, come Fabrizio Marrazzo e Alessandro Poto. Questo gravissimo atto politico passato per pochissimi voti non ha alcun fondamento giuridico e stravolge la convivenza e le regole democratiche all’interno dell’Associazione. I valori di Arcigay sono strumentalizzati da un gruppo di persone portatrici di visioni estremiste, che hanno un’idea di associazione chiusa in se stessa, dove il ruolo dei territori deve essere estromesso a qualunque costo, anche con accuse false e costruite a tavolino. Arcigay è stata trasformata in una caserma autoritaria e non è più un movimento di liberazione”.
Si aggiunge un comunicato della Presidenza dell’Arcigay: “L’Associazione mantiene infatti la sua unità e la sua piena operatività su tutto il territorio arrivando oggi a 52 comitati con l’ingresso in associazione delle realtà di Siena, Teramo e Chieti. A differenza di quanto riportato da alcuni, Arcigay, nel corso del Consiglio nazionale e dopo un ampio dibattito, ha espulso due soci per gravi violazioni dello Statuto e degli obblighi associativi ritenendo che il faro di azione di ogni socio e volontario, come dice lo Statuto, sia la piena collaborazione, la trasparenza e l’unità di intenti. La decisione seppur dolorosa e sofferta attiene al rispetto di valori comuni che liberamente ogni socio sceglie di condividere al momento dell’adesione all’Associazione. Arcigay, i Comitati, i territori non sono proprietà privata di nessuno, e tanto meno dei dirigenti che dovrebbero vivere la propria militanza con uno spirito di rispetto e di servizio e non per animare livori e conflitti in nome di propri orientamenti ed obiettivi personali. Io rivendico il rispetto per i soci e per le socie di questa Associazione. E rivendico il confine nitidissimo tra il sacrosanto dissenso interno alla cui tutela siamo chiamati tutti e tutte, ed il sottoscritto per primo, ed il gesto politicamente inaccettabile di trasferirlo all’esterno”.
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Lo zio Nico