LANDO BUZZANCA – Il maschio siculo più sensuale d’Italia
Un nome curioso quello di Gerlando Buzzanca, che lui ha preferito tagliare in un nome d’arte più semplice come quello di Lando Buzzanca, anche se il mondo intero lo ha conosciuto semplicemente come Lando.
Lando. Un nome che, soprattutto in America Latina, e grazie alla fama regalatagli dal cinema italiano (quello della commedia sensuale) è stato un sinonimo di sciupa femmine, tanto da creare una rivista col suo nome LANDO, una sorta di PLAYBOY latino. Lando nasce a Palermo il 25 agosto 1935 e lascia la sua città a soli 17 anni, quando era già sposato, per andare a lavorare a Roma come attore. Compare in Ben-Hur, nei panni di uno schiavo, poi viene scoperto da Pietro Germi che lo dirige in due ruoli marginali, ma comici ne Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata, lavorando soprattutto accanto a Stefania Sandrelli.
È il prototipo del maschio siciliano al cinema, perennemente arrapato e assatanato, parecchio tonto, ma disposto a tutto pur di farsi la donna di turno. Capelli neri, alto, fisicità normale, bel viso nella quale predomina una mascella prorompente. Il merlo maschio, L’arbitro, Il sindacalista, Homo Eroticus, Nonostante le apparenze… e purché la nazione non lo sappia… All’onorevole piacciono le donne sono solo alcune delle sue pellicole delle quali Lando è protagonista. L’unica nella quale appare rigoglioso è Jus Primae Noctis del 1972: in una scena entra senza un solo abito addosso a cavallo in una stanza pronto a fare seso con una virginale Enrica Bonaccorti.
È, al pari di Alvaro Vitali, Edwige Fenech, Barbara Bouchet e Gloria Guida, il simbolo degli Anni Settanta. Dopo un periodo di silenzio, Buzzanca torna. Doveva essere suo il ruolo di Geppetto nel film di Roberto Benigni Pinocchio, ma per dei disguidi con il regista, al suo posto è stato scelto un altro attore. Poco male: ha continuato a fare del cinema d’autore e a lavorare in teatro. È infatti il protagonista della serie Mio figlio e Io e mio figlio (della quale vi abbiamo parlato in questi giorni) dove interpreta un commissario di polizia che scopre e lavora accanto al figlio omosessuale. È invecchiato, ha la faccia da burbero e non si mostra più rigoglioso. Ma rimarrà sempre e solo l’uomo che turbava le menti di alcuni omosessuali italiani ai tempi degli anni di piombo.
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Lo zio Nico