La sfida di una coppia gay aretina: tornare in Italia con un figlio nato attraverso la maternità surrogata
Una coppia gay di Arezzo si trova ad affrontare una difficile situazione legale dopo aver avuto un figlio attraverso la maternità surrogata in California. Questa pratica, sempre illegale in Italia, è diventata un reato universale da ottobre 2024, rendendo perseguibili i cittadini italiani anche se il reato è commesso all’estero.
La coppia, composta da due professionisti tra i trenta e i quarant’anni, aveva deciso di allargare la famiglia ricorrendo alla maternità surrogata negli Stati Uniti, dove questa pratica è legale per le coppie omosessuali. La fecondazione è avvenuta circa nove mesi fa, quando la maternità surrogata non era ancora considerata un reato universale in Italia.
Tuttavia, con l’entrata in vigore della nuova legge, la coppia si trova ora a rischiare una pena fino a due anni e una multa fino a 600.000 euro se decidesse di rientrare in Italia con il bambino. L’avvocato Gianni Baldini, noto per le sue battaglie sui diritti civili, si sta occupando del caso e valuta la possibilità di sollevare una questione di incostituzionalità se la coppia decidesse di autodenunciarsi.
Le opzioni per la coppia
Rimane l’anonimato: La coppia potrebbe tentare di mantenere segreta la maternità surrogata e far apparire il bambino come figlio del solo padre biologico. Tuttavia, questo significherebbe privare il partner non biologico di ogni diritto sul bambino.
Autodenuncia e processo: L’alternativa è presentare un’autodenuncia, che porterebbe inevitabilmente a un processo. In questo caso, l’avvocato Baldini è pronto a sollevare una questione di incostituzionalità davanti al giudice, con la possibilità di portare il caso alla Corte Costituzionale.
Questa vicenda rappresenta un caso pilota dopo l’inasprimento della normativa sulla maternità surrogata in Italia e solleva importanti questioni sui diritti delle famiglie omosessuali e sulla legittimità della nuova legge.