Ictus: si può curare con l’elettroshock o terapia elettroconvulsivante per anni condannata
Furono due neurologi italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini negli anni 30 ad utilizzare per primi l’elettroshock o terapia elettroconvulsivante(tec), come terapia in casi gravi di psicosi e depressione e questa tecnica fu poi condannata da moltissimi medici e psichiatri, e assunse una connotazione negativa a causa dell’abuso che ne venne fatto, anche se come riporta il dizionario medico Larousse nell’edizione del 1974: “la maggior parte degli psichiatri pensano che nessuna terapia ha ancora dato in psichiatria risultati comparabili alla tec”.
Dopo i due neurologi italiani, sono ancora gli italiani a prendere il considerazione questa tecnica e i ricercatori facenti capo all’Università Milano-Bicocca hanno scoperto con una stimolazione elettrica molto simile a quella praticata tramite elettroshock si possono riattivare i centri cerebrali che sono stati colpiti da un ictus e addirittura questo può aiutare il paziente a muovere nuovamente e volontariamente arti compromessi dall’attacco.
Lo studio, ha scoperto infatti che la stimolazione elettrica non solo produceva dei movimenti involontari ma poteva anche riattivare quelle zone del cervello non più funzionanti a causa dell’ictus. Queste zone consentono al paziente di tornare a muovere volontariamente gli arti danneggiati.
Lo studio condotto ha dimostrato proprio che dopo la terapia con stimolo elettrico funziona e che un quinto delle attività che non funzionavano più dopo il danneggiamento delle aree cerebrali corrispondenti, riprendevano a funzionare.
I risultati del lavoro sono stati pubblicati su Brain, e fa sperare che con questa tecnica, possano migliorare le terapie riabilitative dei malati.
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