I “nuovi sensibili” e la Milano Fashion Week
Si è conclusa Domenica, con la sfilata in Piazza Duomo, la parte espositiva dell’operazione “Who is on the next?”, patrocinata da VOGUE ITALIA.
È un concorso organizzato ogni anno dalla mamma della rivista, nonché guru del fashion sistem Franca Sozzani, che insegna quanto sia cosa buona e giusta investire sulla creatività giovanile. Who is on the next? è stata una battaglia a suon di disegni, tessuti, aghi, forbici ed idee sviscerate dalla senior fashion editor di VOGUE ITALIA Sara Maino e dalla stessa Sozzani. I dieci fashion designer sopravvissuti sono Rosa Clandestino, Erkan Çoruh, MSGM, dMajuscule, Elisa Palomino, Gail Sorronda, Bragia per il pret-à-porter, Jerome C. Rousseau, Arnoldo Battois e Claudio Montias. Sono loro ad aver avuto l’opportunità di mostrare le proprie creazioni a stilisti e giornalisti durante la mostra dedicata alla “sensibilità giovanile” a Palazzo Morando. E qui “La Franca” è riuscita a trascinare persino la temutissima Anna Wintour, nota per la scarsa flessibilità in fatto di eventi e spostamenti. Altre due aree del palazzo sono state dedicate agli studenti eccellenti delle scuole di moda ed ai designer emergenti già ampiamente presentati dall’allegato “Vogue Talents”, come BZZ, Carlo Contrada, Felicity Brown, Zara Gorman, Heaven Tarigogliosiredja, J Smith Esquire, Marco Russo, Rad Hourani, Raphael Young, Edward Buchanan for Sansovino 6 e sideral [ES]*. Altrettanto ghiotta per i giovani è l’occasione che porta il nome di “Spiga2”, la via e il numero civico della storica boutique di Dolce&Gabbana presente nel “quadrilatero della moda”. Il duo che ha da sempre meglio incarnato il concetto di “American Dream, Italian Style”, hanno scelto di trasformare la loro roccaforte in un multibrand store che mette in vendita le creazioni di 24 giovani stilisti. L’idea ha duplice valenza; oltre a sponsorizzare le nuove forze motrici della creatività, vuole essere fonte ispirativa per gli acquirenti, per coadiuvare differenti brand, avendo come risultato il total glam. Sicuramente sono state anche queste operazioni ad aver additato la settimana della moda milanese, quasi all’unisono, come “innovativa”. L’unica cosa scandalosa, che ha però avvicinato la redazione di VOGUE ad un papabile Guinness World Record, è stato l’uso smoderato della parola “talento”. Questo termine è stato violentato fino alla nausea; è stato marchiato a fuoco sulla fronte dei designers, è stato studiato e teorizzato da chi è alle vette del successo. Ma dato che, a questo punto, ci sentiamo tanto indisposti nei confronti di quella parolaccia, tanto da poter affermare che per noi il talento non esiste, preferiamo investire i baldi giovani sopraccitati, del titolo di “nuovi sensibili”.
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Antonio P.