Grease con uno strepitoso Riccardo Simone Berdini
Intervista con Riccardo Simone Berdini, bellissimo e bravissimo interprete del musical Grease.
Non mi piace definirmi, preferisco lo facciano gli altri, ma se dovessi guardarmi dall’esterno direi che sono un artista poliedrico, estremamente sensibile ed entusiasta, con una voglia di rivoluzionare il mondo che non si placherà mai, anche perché non potrò mai farlo… nessuno può farlo… (ride n.d.r.)
Sembra che tu abbia grandi ambizioni.
Ho tanti sogni: creare del pop/rock italiano al passo con i tempi che possa competere con la grande musica internazionale; rivoluzionare il concetto di teatro musicale proponendo spettacoli freschi, moderni, validi, emozionanti e fruibili per chiunque. Infine avrei tanta voglia di entrare nel mondo del cinema, che è la mia vera grande passione fin da quando ero piccolo.
Sembri molto sicuro di te. Che rapporto hai con il tuo corpo e con il rigoglioso?
Il mio corpo è parte del mio lavoro, come attore devo essere capace di adattarmi ai ruoli che interpreto e, lavorando a teatro anche come ballerino, devo essere sempre in forma. Sono abituato a curarmi molto. Se poi dovesse capitare la giusta motivazione per recitare o posare rigoglioso non vedo alcun problema, ma non mi piacerebbe farlo per esibizionismo, lo riterrei di cattivo gusto.
Chi ti ha deluso e chi ti ha sorpreso maggiormente?
Mi sorprende spesso e volentieri il popolo italiano. Ricco di umanità e di una sensibilità difficili da ritrovare nel resto del mondo. Mi delude spesso il popolo italiano. Non capisco perchè non abbia mai voglia di lottare per ottenere qualcosa, è capace solo di lamentarsi e di essere diffidente.
A tal proposito, c’è tanta rivalità nel mondo dello spettacolo?
Ce n’è molta, anche se io non la concepisco. Preferisco evitare maliziosi ed invidiosi. Fanno solo che male. Questo mestiere è una grande responsabilità nei confronti della gente. Dovremmo essere dei punti di riferimento, degli esempi. E dovremmo essere fieri di ogni grande artista che riesce a trovare una strada per esprimersi. E’ come se si aggiungesse un altro tassello a quel meraviglioso mosaico, capace di cogliere gli aspetti migliori dell’uomo, che è l’arte.
Hai ricevuto tanti riconoscimenti. Sei stato definito “Il Re del Musical”, E’ importante continuare a studiare?
Certo! E’ imprescindibile. Si tratta di una continua e perenne ricerca della perfezione. Anche se non arriverà mai, possiamo sempre migliorare in qualcosa e crescere sia come artisti che come esseri umani. E’ come la teoria dei limiti nella matematica: non arriveremo mai allo zero ma dobbiamo tendervi sempre con tutte le forze a nostra disposizione.
Quali studi stai per intraprendere?
Sto per iniziare uno stage di recitazione cinematografica col casting director Pino Pellegrino, studio il metodo Meisner privatamente con Jennifer Norton della New York Film Accademy, sto per iniziare a studiare canto con Mary Setrakian e mi documento sempre leggendo testi di cinema, musica, sceneggiatura, qualsiasi cosa da cui si possa attingere e imparare.
Quali sono i tuoi miti nel panorama musicale italiano?
Non amo molto la musica italiana, sono cresciuto con i miti stranieri, ma sicuramente adoro Battisti e Mina, gli unici a mio avviso che hanno saputo dare un impronta caratteristica ma allo stesso tempo internazionale alla nostra musica. Poi ci sono tanti altri grandi che stimo enormemente: Mannoia, Zucchero, Vasco, Capareza e Mario Biondi che ha dimostrato come si possa realizzare un genere diverso e poco “italiano” anche da noi.
Credi ci sia spazio per qualcosa di diverso a livello musicale?
Assolutamente. Non posso credere che non ci sia nessuno capace di scrivere del pop/rock valido, moderno, e competitivo ai livelli di Muse o Coldplay. Credo che il problema maggiore nel nostro Paese sia proprio questo. La mancanza di coraggio nel creare qualcosa di nuovo e nell’uscire dagli schemi. Paradossalmente è proprio ciò di cui il pubblico ha bisogno. Esattamente quello che in tutta la storia dell’arte ha fatto la differenza. Non capirò mai perchè in Italia c’è così tanta paura di osare. Vista la nostra storia dovremmo essere i primi a farlo e invece siamo ancora molto indietro rispetto agli altri.
Pensi sia un problema a livello produttivo?
Non lo so. Non riesco a capirlo. Credo ci sia gente molto capace da questo punto di vista. Mara Maionchi, Caterina Caselli, Vittorio Costa, per citarne solo alcuni. Ce ne sono tantissimi esperti e competitivi. Forse non trovano la giusta materia prima.
Potresti essere tu?
Chi lo sa… me lo auguro. (ride n.d.r)
Quali sono i tuoi miti a livello cinematografico?
Sono un sognatore quindi sono molto legato al cinema americano anni ’80 e alle grandi saghe (Spielberg, Lucas, Peter Jackson) ma amo alla follia anche due registi contemporanei come Chris Nolan (“Il Cavaliere Oscuro”, “Inception”, n.d.r.) e Michael Mann (“Heat”, “Collateral”, n.d.r.).
E in Italia?
Ho adorato Michele Placido nei suoi riuscitissimi ed esemplari tentativi di resuscitare il poliziesco d’autore. Mi sconvolge sempre come Ozpetek riesca a farmi appassionare vertiginosamente ai suoi personaggi. E poi sono un grande fan di Gigi Proietti e Carlo Verdone, che quando ero piccolo incontravo spesso alle presentazioni dei suoi film nei cinema di Trieste (“casa sua” n.d.r.). Ritengo che oggigiorno sia, assieme a Paolo Virzì, uno dei più grandi eredi della commedia italiana.
I tuoi prossimi impegni lavorativi?
Dopo “Les Miserables” e “Happy Days” sarò protagonista anche di “Grease” della Compagnia della Rancia, regia di Saverio Marconi, per tutta la stagione. Sto lavorando al mio spettacolo teatrale, il musical pop/rock “Una Luce nel Buio”, e continuo a scrivere e ad incidere la mia musica in maniera fin troppo perfezionista. Spero un giorno di riuscire a condividerla con tutti. Credo sia in assoluto il talento più grande che Dio mi ha dato.
Il musical Grease ad Avellino al Teatro Carlo Gesualdo il 9 e 10 febbraio 2013.
Il musical Grease a Milano al Teatro della Luna dal 14 al 17 febbraio 2013.