Gli omosessuali non credono più alla dottrina di sinistra?
Un interessante editoriale di Mario Sechi, direttore del IL TEMPO, invita a riflettere su quanto la politica italiana di destra e di sinista si stia allontanando dalle problematiche omosessuali… Dalla destra, conservatrice e clericale, lo si poteva anche comprendere… Ma dalla sinistra!
Il titolo parla chiaro: I GAY DIVORZIANO DAL PD. E’ vero? Gli omosessuali italiani non credono più alle parole di Rutelli, Veltroni, Franceschini e Bersani? Ovvero gli ultimi 4 leader fantasma del partito? Del resto, lo stesso Bersani si è dichiarato recentemente contro i matrimoni gay: “Per loro bastano le convivenze”. A questa riflessione, che ha fatto scatenare le ire del Partito stesso contro il suo segretario, si aggiunge anche lo slittamento della decisione sui matrimoni gay da parte della Consulta, che viene spostato al 12 aprile. Ma leggiamo l’intero editoriale. Ne vale la pena.
S’è detto che questa campagna elettorale è stata deviata dalla questione giustizia. Vero. Tanti lettori mi hanno scritto per esprimere il loro malcontento di fronte a candidati e leader che non hanno affrontato i problemi che stanno a cuore ai cittadini. Vero. L’intervento della Chiesa sulle questioni della vita e della famiglia e un ricorso alla Corte Costituzionale sui matrimoni gay hanno restituito al dibattito politico la dignità che tutti si attendono da una competizione elettorale. Il voto è la nostra massima espressione di libertà e questo momento dovrebbe servire a noi tutti per discutere i temi importanti, quelli che riguardano la nostra esistenza. L’altro ieri Il Tempo ha deciso – unico tra i quotidiani – di dedicare il titolo d’apertura del giornale alla riunione della Consulta sulla legittimità dei matrimoni gay.
Ho pensato che fosse un argomento importante e irrisolto nella politica italiana. Ho bene in mente che cosa è successo al governo fallimentare di Romano Prodi con la vicenda dei Dico, la legge sulle coppie di fatto, le norme sulla bioetica, l’eutanasia, il fine vita. Su questi temi l’esecutivo dell’Unione si è frantumato, diviso, lacerato e infine polverizzato. Ieri abbiamo avuto la prova che questi nodi sono ancora irrisolti, che il centrosinistra italiano non riesce a trovare una sintesi tra le sue anime, che la famiglia fondata sul matrimonio non è un problema di forma ma di sostanza, che i diritti delle coppie omosessuali sono scambiati per diktat da imporre al costume nazionale, alla Costituzione o al semplice buonsenso. Le stesse contraddizioni emerse nella scorsa legislatura durante il regno prodiano sono venute fuori ieri come un fiume carsico. La Corte Costituzionale ha deciso di non decidere subito e probabilmente pensava di rinviare lo scoppio di una bomba politica. L’ordigno è esploso lo stesso e da queste parti non ne siamo sorpresi neanche un po’.
Sono trascorsi due anni e la sinistra è di nuovo al punto di partenza del suo gioco dell’oca. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani dice la sua sul tema, in evidente imbarazzo prova a fare il cerchiobottista e si ritrova trafitto da una sventagliata di frecce lanciate dall’arco dei suoi alleati che invece sul tema hanno una posizione sbagliata ma coerente: i gay possono e devono sposarsi.
In Italia ci sono da sempre due sinistre: una che tenta disperatamente di farsi riformista e socialdemocratica, l’altra che insegue il suo sogno utopistico di sostituirsi alla Chiesa come nuova religione. Nell’ex Unione Sovietica questo sogno era stato raggiunto, poi è crollato il muro e ancora non riescono a spostare le macerie dalle loro spalle.
Mi verrebbe da dire che Bersani ha tutta la mia solidarietà, ma se leggo le sue frasi capisco che non è il caso di esagerare. Il Partito democratico s’aggrappa agli specchi, non ha il coraggio di dire le cose come stanno, cerca di tenere insieme i cocci. É un disastro politico e ideologico che non si ricompone finchè i progressisti non avranno il coraggio di fare i conti con la propria storia e con la realtà della società italiana.
Per quanto i laicisti si sforzino di scardinare i pilastri della nostra società, non si può pretendere di fare la rivoluzione contro il popolo. E loro, gli alfieri parolai del popolo, dovrebbero saperlo che gli italiani pensano alla famiglia come l’unione dell’uomo e della donna. Non altro. Qui non sono in discussione i diritti relativi alla convivenza civile, c’è in gioco ben altro. E su questo la Corte Costituzionale deve pronunciarsi il prossimo 12 aprile. La famiglia è il nucleo fondante della nostra società, costituisce il nocciolo primario della nazione, è l’identità di un popolo. La famiglia presuppone la discendenza attraverso i figli. E allora non abbiamo scampo: o pensiamo che questa non sia più fondamentale oppure la dobbiamo tutelare. E per difenderla dobbiamo accettare che sia sovraordinata rispetto ad altre forme di convivenza. Che abbia più garanzie sociali ed economiche, che sia incoraggiata, aiutata a crescere.
Il nostro problema demografico nasce dalle difficoltà delle famiglie a mantenere i figli. Certo, non sono così sprovveduto da non vedere un cambiamento dei costumi e degli stili di vita, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che la famiglia ha un grande bisogno di sostegno economico. Fare figli costa. Le coppie gay non possono costituire una famiglia. C’è chi sostiene che sia giunta l’ora non solo del matrimonio ma anche dell’adozione. Io sono un uomo semplice e insieme ai miei lettori mi pongo una semplice domanda: chi è il padre e chi è la madre? Lascio agli intelligentoni di turno la sociologica risposta.
La Corte Costituzionale per ora ha deciso di non darne alcuna. Ho il sospetto che i giudici non volessero turbare il clima elettorale. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se qualcuno dei parrucconi del diritto avesse pronunciato il suo sì ai matrimoni gay. Presto vedremo l’orientamento dell’Alta Corte in materia. Per ora ci limitiamo a registrare il caos a sinistra. Con il povero Bersani costretto a rettificare il suo pensiero qualche ora dopo e rifugiarsi in un illuminante «non entriamo nel merito».
Impallinato dalle associazioni gay e dalla sinistra-sinistra, il segretario del Pd rinuncia ad avere una linea su una materia così importante. È probabile che neppure ce l’abbia, una linea. In ogni caso, la sua posizione è esemplare: il Pd continua a non essere né carne né pesce. Un agglomerato di poche idee ben confuse su quasi tutte le materie dello scibile. Su un solo punto l’opposizione si trova d’accordo: Silvio Berlusconi deve terminare il suo mandato ad ogni costo. Possiamo capirli: non riescono a difendere la famiglia, ma tengono famiglia.
Ora liberi di mandate tante di quelle lettere al direttore de IL TEMPO per dire la vostra… Fatevi sentire.
Fonte|IL TEMPO
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Lo zio Nico