Fa scalpore il rigoglioso di Michael Fassbender a Venezia
Un rigoglioso tanto atteso quanto quello di Monica Bellucci. Si parla del full frontal (così si dice in gergo cinematografico e non) di Michael Fassbender in “Shame”.
Lui, che è protagonista anche del film del grande David Cronenberg “A Dangerous Method” e nel quale veste i panni di Carl Gustav Jung, afferma con estrema semplicità che la pellicola “Shame” di Steve McQueen è una di quello che più lo ha messo a disagio, non tanto per il rigoglioso frontale tanto chiacchierato e perchè per oltre metà del film rimane così, ma per il ruolo che ha dovuto affrontare, quello di un trentenne sessuomane di nome Brandon dedito a masturbazioni, orge con prostitute newyorkesi e chi più ne ha più ne metta, almeno fino a quando non incontra una ragazza come Carey Mulligan. Un personaggio decisamente troppo eccessivo, nel quale è naturale trovare parecchia difficoltà nell’identificazione.
«Ne avrei volentieri fatto a meno. In certe scene ero proprio a disagio. Ho accettato per totale fiducia verso il regista, Steve McQueen, con cui avevo già girato “Hunger” sul militante dell’Ira Bobby Sands, e per il fascino di questo personaggio così emblematico di un mondo sovreccitato in tutto, dall’alcol al seso alle droghe. A convincermi ad accettare il ruolo di Brandon è stata proprio Adele, mia madre. Perché mai, mi ha detto, solo le donne devono spogliarsi al cinema? Se il ruolo te lo chiede, coraggio, figlio mio».
Grazie signora!
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Lo zio Nico