Citizen gay, il libro di Lingiardi che spiega perchè esiste l’omofobia
Citizen gay il libro di Vittorio Lingiardi.
“Massacrato come Cristo in croce. Da due anni Andrea subiva persecuzioni, vessazioni, violenze. Mio figlio ha scelto di reagire con il consueto coraggio, e ha posto fine alla sua povera vita. Ha consapevolmente scelto di interrompere quel crudele e assurdo gioco messo in atto da quanti lo avevano identificato come vittima del loro dileggio, delle loro persecuzioni”.
Ha dichiarato la madre del ragazzo che, a soli 15 anni, si è tolto la vita perchè stanco di subire dai compagni continue e imperiture vessazioni di ogni tipo. La storia di Andrea, come anche tutte le altre che l’hanno preceduto, sono presenti nel libro Citizen gay dello psicologo e psichiatra Vittorio Lingiardi in una veste totalmente nuova e rinnovata.
Il saggio del dottore presenta tutti i tormenti, le vessazioni, le persecuzioni e i pregiudizi che altri, come Andrea, hanno dovuto subire nella loro vita Bobby Griffith, suicidato alla giovane età di 21 anni, Mattew Shepard anch’egli ventunenne, ammazzato di botte nel 1998. Sono questi alcuni passi del suo testo, in un’America vecchia, nella quale non esistevano ancora i diritti per gli omosessuali.
Ora, invece, grazie al presidente Barack Obama, le cose sono cambiate, perlomeno lì, dove gli omosessuali non sono visti come “diversi” ma come parte integrante della società, tutto il contario dell’Italia, spiega l’autore: “Riaggiornando il libro mi è sembrato di vivere in un mondo a due velocità: dal Sudafrica alla Colombia, dal Messico all’Argentina fino all’Ungheria, per tacere di Francia, Gran Bretagna, Spagna, Canada, Stati Uniti, si è avviata una politica del matrimonio che tiene conto dei cambiamenti avvenuti nella società. Da noi tutto è fermo, immobile. A stento si è ottenuto in alcune città, il registro delle unioni civili: un atto di buona volontà, un segnale politico di apertura, ma senza effetti legali significativi“.
Dopodichè, sempre nel suo libro, tratta argomenti inerenti alla crescita di un bambino in una famiglia composta da genitori omosessuali: “Bambini cresciuti da genitori dello stesso seso si sviluppano come quelli cresciuti da genitori eterosessuali. Più di venticinque anni di ricerche documentano che (…) un bambino che cresce in una famiglia con uno o due genitori gay non corre alcun rischio specifico”.
L’importante è che gli adulti che se ne occupano siano “coscienziosi e capaci di fornire cure, che siano uomini o donne etero o omosessuali. E allora perché negare a queste famiglie la possibilità di essere legalmente riconosciute come tali? Se lo desiderano, naturalmente, perché molti sono i gay che, come altrettanti etero, al matrimonio non credono e non tengono. “Il concetto di famiglia non è unico né immodificabile”.
Alla faccia di quei vergognosi di Alessandro Meluzzi, che ci definì “disabili della procreazione” e che dichiarò altresì che “è evidente che alla base dell’omosessualità c’è quasi sempre un problema psicologico”, e di Francesco Bruno, che rilasciò un’intervista al sito cattolico conservatore “Pontifex” dove dichiarò l’omosessualità una patologia e un grave disordine mentale (fortunatamente, a seguito dell’intervista fu denunciato all’Ordine dei medici da parte di associazioni gay tra cui l’Arcigay).
Foto|Google
Marzio Maladenti