Christmas’s Ávido – Capitolo IV: Esteban Ávido incontra lo Spirito dei Natali passati
Ávido svenne e rimase steso per terra. All’una in punto, al tocco del Rolex, apparve davanti al suo corpo senza sensi una drag queen alta 1 metro e 90, calva, con un completino corsettato in pelle bianca, tacco 12 rosso laccato e cilindro paillettato di verde in testa. Innumerevoli collane ciondolavano dal collo in uno scampanellio gaio.
Guardò Ávido steso per terra e con la punta della scarpa lo mosse per risvegliarlo.
«Chi sei?» sobbalzò Ávido portandosi le mani alla bocca.
«Ciao, teeeesoro! Sono il fantastico spirito dei Natali passati! The wonderful Spirit of the Past Native! Ma tu puoi chiamarmi Sheila Fox!».
«E perché sei vestito così?»
«Ma ti sei visto, caro! Sei conciato peggio di un escort del Burkina Faso. Neanche alla Caritas danno abiti così out, lo sai? Comunque, sono venuta qui per via della tua ricchezza».
Ávido si guardò gli abiti che erano ancora quelli che il fantasma di Luciano Ferrigno gli aveva lasciato, poi ripensando alle parole riguardanti la sua ricchezza proferite poco prima dallo spettro: «Tu mi lusinghi…»
«Non crederlo, teeesoro caro» rispose il travestito. «Alzati, ora verrai con me».
«Non ho alcuna intenzione di seguirti. Fuori fa freddo e devo riposare. Domani io devo…»
Incurante delle sue suppliche, lo spirito dei Natali passati prese lo stilista per una mano e sbatté i tacchi delle sue scarpe fra loro alla maniera di Judy Garland, per di più gridando tutta contenta: «Oz!». In un turbinio di labirintiche luci rosse da far impallidire persino Sailor Moon e i raggi psichedelici emessi dall suo scettro lunare, si ritrovò su una brulla strada in ghiaia che portava ad un paesino sopra una collina.
«Potrei riconoscere questo villaggio di merda a occhi chiusi… solo dall’odore!» esclamò Ávido secco. «Questo è il paese in cui io sono nato e cresciuto fino a 13 anni…»
I due si incamminarono verso una delle vie principali ed entrarono di fatto nel paese. Si fermarono solo dopo qualche edificio e sbirciarono attraverso una finestra in legno, attraverso la quale si vedeva un ragazzetto seduto per terra, intento a ricalcare modellini di donne con Gira la moda.
«Guarda… Ma che bel bambino-ino-ino…» disse lo spirito.
«Si diverte…» sibilò Ávido.
«Non gli interessa di stare così solo? Dà l’aria di un bambino dimenticato, non ti sembra teeesoro?» mormorò lo spirito, poggiandogli una mano sulla spalla e ritrovandosi all’istante all’interno della stanza, sicuri di non essere visti, poiché tutto ciò che avevano davanti agli occhi non erano che i ricordi delle cose che erano state. Il ragazzo continuò a ricalcare, colorare e tagliare i modellini che faceva per un po’, poi alzò la testa e guardò fuori con un triste sospiro.
«Forse… forse non si diverte poi così tanto come dicevo… E forse, ma forse si sente anche molto solo…» gorgogliò lo stilista.
«Lo hai riconosciuto?» chiese lo spirito dei Natali passati.
«Quello… quel mucchietto d’ossa sono io…» sussurrò Ávido, sentendo uno strano calore andargli al viso che acquistava colore.
«Che ti succede ora, teeeesoro?»
«Proprio ieri c’era un ragazzino come quello che attraversava le strisce pedonali, mentre io andavo in ufficio» disse Ávido senza staccare gli occhi dal suo più giovane lui «e quasi lo facevo investire correndo con la mia Lancia».
Lo spirito sgranò gli occhi: «Hai una Lancia!?! Adoro!» poi sfiorandogli una spalla disse: «Vieni, teeesoro, ti farò vedere un altro Natale!». E sbatté i tacchi: «Oz!»
Ávido e lo spirito si ritrovarono nella stessa casa, ma questa volta in un soggiorno mal arredato. Come prima, c’era solo una persona nell’enorme stanza vuota: era Esteban Ávido, di qualche anno più grande, canottiera nera larga, pantaloni ascellari e così tanti bracciali da sembrare l’intera orchestra di Sanremo in festa non appena scuoteva le braccia. Stava in piedi e cercava di emulare alla meno peggio la coreografia di Holiday che Madonna interpretava magistralmente nel video. D’improvviso, però la porta si spalancò e nei suoi occhi, voltandosi, apparve una luce di gioia: aveva visto Andrea, quando aveva più o meno la sua età, che non poté anch’egli resistere alla tentazione di celebrare quel pop così gaio.
«Sono venuto a farti compagnia, cuginetto» disse Andrea, ancheggiando più come Pamela Prati che come Madonna.
«E che cavolo ci fai qui la notte di Natale?»
«Papà è già brillo dalle 18, così ho chiesto alla zia se potevo stare da voi. Tua madre mi ha fatto il piacere di darmi un tetto stanotte e ha allargato l’invito anche a mamma, che sta già in cucina con lei. Abbiamo mollato papà nella legnaia, ubriaco fradicio… Figo, sto balletto, ma difficile!»
«E come mai non sei triste?»
«E perché dovrei essere triste? Festeggerò finalmente un bel Natale assieme a chi mi vuole bene!», disse sorridendo, mentre muoveva virilmente le braccia.
Il terribile Ávido e lo spirito rimasero a guardare i due che continuavano a ridere e a ballare, fino a quando tutto quel rumore non divenne un piacevole sottofondo…
«Teeesoro, tuo cugino è sempre stato un ragazzo molto ottimista, delicato e con un gran cuore… Adoro! Porta l’amore nel cuore… mi arriva agli occhi come uno schizzo d’acqua fresca» disse lo spirito.
«Già, è una di quelle persone che non si scoraggiano mai» mormorò Ávido, con il labbro inferiore che cominciava a tremare.
«Suo padre morirà molto presto… e lascerà soli lui e sua madre… Ci saranno tempi duri per loro…» continuò lo spirito.
«Sì, pianse tanto al funerale del padre».
«Nonostante tutto, gli voleva molto bene».
Il crudele Ávido si accigliò: «E adesso, abbiamo finito?», chiese, portandosi velocemente una mano sul labbro che non smetteva di tremare.
«No, non ancora, teeesoro! Mi sorge un dubbio… Tu sei portoghese, ma siamo in Italia e parlate italiano… Mi avrai mentito su qualcosa?»
Ávido sgranò gli occhi e aprì la bocca per rispondere, ma nessuna bugia sembrava essere al suo servizio.
«Qui, mi sa che qualcuno ha detto qualche balla per taaanto tempo! Le bugie hanno le gambe corte e il naso lungo, Esteban Ávido… o dovrei chiamarti Stefano Schilirò! Non sono la fata Turchina, ma credimi, ho il potere di trasformarti in legno… E ora andiamo… Oz!», annunciò la drag queen prendendolo per mano e facendo suonare i tacchi.
«Ma… ma dove mi porti, adesso?» protestò Ávido «Io voglio tornare a casa!»
Lo zio Nico
Antonio P.