Augusto De Megni contro il Grande Fratello e contro Alessia Marcuzzi
Il Gf ci ha stufato. E non sono solo io a dirlo. Perfino chi è entrato, e ha vissutol’esperienza di recluso in quella prigione dorata, ne ha letteralmente le scatole piene.
A schierarsi contro il reality di Alessia Marcuzzi è l’ex vincitore Augusto De Megni: “Ci sono persone che mollano tutto pensando che il Gf sia una sorta di rivoluzione, anche a livello economico. Il consiglio che dò alle persone che mi chiamano dicendomi che hanno fatto i provini hai un lavoro mediamente sicuro? Non fare il Grande Fratello. Perché, a meno che tu non sia ben strutturato a livello mentale, difficilmente torni a fare il lavoro che facevi prima. Lo star system e tutto ciò che gira attorno alla televisione ti abbagliano con le loro luci. Hai comunque un periodo di sbandamento, chi più chi meno. In base alla consistenza del proprio io…”
Le sue accuse, però, non si fermano certo qui. A rendere ancora più noiosa questa robaccia trita e ritrita è anche il cast scelto dagli autori: “Le persone, il cast. Si è trasformato da un reality a varietà, era un reality finché c’erano persone dentro casa lasciate alla mercé di loro stessi e dove potevano fare quello che volevano. Quello era il Grande Fratello riuscito e importante. E’ diventato un varietà perché ci sono comunque interazioni con l’esterno, persone che entrano ed escono di continuo. E Alessia Marcuzzi ha in mano non una patata bollente, di più, c’ha un cast di patate bollenti quest’anno. Io credo che se potesse mettere la testa sotto la terra come gli struzzi e aspettare che finisca il Grande Fratello, lo farebbe. Per quel poco che la conosco, non penso che le piaccia quello che sta succedendo, credo che si sia rotta un po’ le scatole, diciamo così. Credo che anche lei si trovi male, che non sappia come gestire questa cosa. Non è più parte integrante del progetto e si vede”.
E poi ci sono i fantomatici contratti: “Esiste un contratto. Da quello che ho saputo i contratti si modificano di anno in anno. Quando si firma un contratto bisogna vedere cosa comporta e nel momento in cui c’è la firma c’è l’accettazione di quello che c’è scritto. Non credo che Rudolf, o chi per lui, sia oggetto di trattative estenuanti o cose di questo tipo. Comunque non parliamo di Al Pacino o di Robert Redford, parliamo di Rudolf. Non credo che Endemol sia così poco intelligente da farsi minacciare da un ragazzo di vent’anni. Non lo voglio credere. Credo che la stanchezza sia determinante. Io ho fatto tre mesi e sono uscito ‘devastato’ psicologicamente. E’ vero che si può in qualsiasi momento aprire la porta e andare via ma è un percorso abbastanza difficile. Sette mesi o otto sono davvero lunghi per poi uscire e avere una settimana di applausi e riconoscimenti in questa fase. E’ dura“.
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Marzio Maladenti